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Recensione di "Sardegna Canta e Prega" vol. IV Coro Barbagia

A Nuoro, nelle generazioni che ci hanno preceduto, tutte le forme poetiche erano destinate a essere cantate, specie con le prevalenza delle voci femminili, e il canto popolare aveva come platea la strada e la campagna; o la chiesa, nei tempi delle liturgie.
Negli anni successivi alla prima guerra mondiale il maestro Giuseppe Rachel e il poeta Salvatore Sini hanno rinnovato il repertorio dei testi delle musiche popolari, facendo conoscere in Sardegna motivi di sorprendente liricità; assieme a testi che si proponevano il riscatto delle popolazioni rurali, come quel canto che ha per titolo \"Cumunismu\", e quello intitolato \"A sas teraccas\".
E dopo di loro Pride Antoneddu, Don Sergio Piras, mario Ganga e in particolare il maestro Tomaso Madrigali, hanno elaborato e diffuso i testi della tradizione popolare, armonizzandoli in consonanza coi gusti e le aspirazioni del tempo. Proprio da questo filone ha origine il Coro Barbagia, che assume il nome da un blasone popolare che, in qualche modo, connota e dà senso ai pensieri e alle qualità del nostro vivere.
E Nuoro ha fatto scuola quando una ventina di giovani di questo gruppo si sono messi a ripensar, senza mode o capricci, i testi delle tradizione, perché il rinnovamento si realizzasse nel profondo degli inconsci che popolano il nostro io, e nelle forme di una disciplina musicale libera da artifici ed accademie. Hanno continuato una vissuta tradizione, rispettando ora la forza ora la tenerezza delle melodie, assieme a certe armonie della tradizione religiosa: soprattutto per accompagnare col canto i riti del Sabato Santo, quando i giovani erano chiamati ad eseguire ora il Perdonu, ora l´Ave Maria o il Miserere.
Nei canti del Coro Barbagia tu avverti melodie che si sono stabilizzate fuori del tempo, e la passione e il calore delle voci che in certi momenti ti danno l´impressione che siano diventate \"un organo vivente\" come un giorno le aveva definite Cesaraccio.
I canti diventano profondamente lirici nei momenti in cui si affidano a certe voci soliste naturali, o quando, ad esordio o all´interno del coro, emergono, tratto tratto, le voci da basso di Matteo Scrugli o da tenore di Antonello Sotgiu e Antioco Nurchis. Di questo coro noi esaltiamo la fedeltà, che è una virtù irripetibile, e le devozioni e i pensieri che tengono uniti questi cantori da trentacinque anni. Merita che una parola di riconoscimento la si rivolga a Gioacchino Scrugli, il direttore che ha arricchito i repertori, senza allontanarsi dagli stilemi originali, facendo conoscere i canti di Nuoro in tutti i lembi di questo nostro mondo.

Enzo Espa



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